SBK: arriva il nuovo regolamento, ecco i punti salienti

Il logo del Campionato Mondiale di Superbike

Finalmente, tutti i 9 costruttori che partecipano al campionato mondiale di Superbike hanno raggiunto un accordo con la FIM sulle modifiche regolamentari da adottare per il prossimo campionato.
Si è giunti ad avere un regolamento molto eqilibrato e senza troppe costrizioni.
Non aumenta il numero dei motori a disposizione delle squadre e i principi di compensazione non si baseranno più sul peso.
Per quanto riguarda l’elettronica, lo sviluppo del software sarà libero ma, insieme all’hardware, dovrà essere condiviso tra team ufficiali e team clienti, al prezzo massimo di 8’000 euro.
Ecco, in sintesi, i punti chiave di queste modifiche regolamentari:

  • Una sola rapportatura di cambio consentita per l’intera stagione;
  • Di serie: valvole e pistoni, carter;
  • Bielle sostituibili con componenti in diverso materiale ma egual peso;
  • Albero a camme libero;
  • Elaborazione della testata consentita, ma senza saldature;
  • I principi di compensazione (art. 2.4.2) si baseranno solo sugli air restrictor, non più sul peso;
  • Elettronica:
  • Il software sarà condiviso con i team privati in tre occasioni durante la stagione per garantire gli aggiornamenti
  • Il SKS deve includere tutti i componenti necessari per la funzionalità che non siano già inclusi nella versione di serie (eccetto il cablaggio)
  • L’uso di un kit alternativo Superstock può essere usato (come nel caso delle EVO attuali) per incoraggiare la partecipazione di wild-card.
  • Corpi farfallati: il sistema di ride-by-wire potrà essere installato su modelli che di base ne sono sprovvisti ancora per le stagioni 2015 e 2016, ma i vari sistemi devono essere messi a disposizione di qualsiasi squadra corra nel campionato SBK o altre serie organizzate dalla FIM. Il prezzo massimo del kit completo sarà di 2.500 euro, ed i kit potranno essere forniti solo dalla casa e un singolo fornitore esterno. Dal 2017 verranno consentiti solo corpi farfallati di serie, con le Case che si impegnano a sviluppare il ride-by-wire sulle moto in produzione.

In sintesi, questo nuovo regolamento, limitando i costi, permette di avere più spettacolo, diminuendo il gap di tecnologia e di prestazioni tra moto ufficiali e moto dei team clienti. Inoltre, i motori come quello di Aprilia, che hanno bisogno di qualche piccola modifica per arrivare a raggiungere le prestazioni dei quattro cilindri in linea, hanno una piccola autonomia di tuning.
Ovviamente, come accade dopo ogni discussione, ci sono quelli contenti e quelli scontenti: mentre in Ducati c’è entusiasmo per la decisione di equilibrare le prestazioni tra bicilindrici e quadricilindrici soltanto mediante Air Restrictor, migliorando così l’agilità della moto, in casa Aprilia c’è un pò di amarezza, soprattutto per la concessione del ride-by-wire e per la rapportatura del cambio bloccata per tutto il campionato.
Ecco la dichiarazione di Romano Albesiano, direttore del reparto corse Aprilia: “Non ho mai avvertito la presenza di un’alleanza contro di noi, ma ognuno preme sui dettagli che lo possono avvantaggiare e negli ultimi anni sono state intaccate alcune delle caratteristiche vincenti della RSV4. La moto nasce con ride-by-wire, cambio estraibile, telaio regolabile, etc, per eccellere nel campionato delle derivate di serie. Piano piano, diversi particolari chiave sono stati proibiti, o concessi a chi non li aveva. Ti lascia un po’ l’amaro in bocca. Prima fai un prodotto di serie sofisticato, ma poi i vantaggi vengono concessi anche ad altri”.

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