20 maggio 1973: la tragedia di Pasolini e Saarinen

Il riminese Renzo Pasolini

Il 20 maggio 1973 sul circuito di Monza si consuma una delle più grandi tragedie del motociclismo: Renzo Pasolini e Jarno Saarinen restano coinvolti in un incidente perdendo la vita

Parliamo di motomondiale di altri tempi, quello dove i piloti mettono le mani sui propri motori e dove non esistevano maxischermi in giro per il tracciato, telemetrie e telecamere in HD montate su ogni moto.
Parliamo dell’epoca in cui l’egemonia di Giacomo Agostini non si riesce a scalfire in nessun modo ed in nessuna categoria, se non fosse per due piloti che sembrano saperci fare molto bene: il riminese Renzo Pasolini ed il finlandese Jarno Saarinen, gli unici due in grado di contrastare il pilota bresciano che, all’epoca dell’accaduto, aveva già conquistato ben 12 titoli mondiali.

Ma chi sono Pasolini e Saarinen?

Renzo Pasolini è un pilota riminese di quasi 35 anni che in classe 350 dimostra di andare davvero forte, chiudendo il campionato del mondo in seconda posizione nel 1968 e in terza posizione nel 1966, 1970 e 1972.
Anche in 250 va alla grande, chiudendo il campionato 1972 in seconda posizione proprio dietro Saarinen.

Jarno Saarinen, invece, è di ben sette anni più giovane e, sicuramente, ha già un palmares molto più altisonante: vanta, infatti, un titolo mondiale 250 ed un secondo posto in classe 350, conquistato nel 1972 precedendo Pasolini.
Inoltre, sembra andare forte anche in classe 500, dove nel 1973 ha già due vittorie all’attivo in Austria e Francia.

Il finlandese Jarno Saarinen con la moglie Soili

Anche a Monza, come sempre, Jarno Saarinen si presenta accompagnato dalla moglie Soili, forte delle sue capacità e consapevole del fatto che la sua moto è sicuramente la più veloce, Pasolini invece, essendo pilota anche in categoria 350, è già ai box, sempre con due suoi fedelissimi amici che lo seguono, consapevole che il suo istinto battagliero gli potrà permettere di avere la meglio sul finlandese.

Due piloti diversi nel modo di guidare, nel modo in cui sono arrivati al motomondiale, ma uguali per la fame di vittorie ed accomunati dal luogo, dalla data e dall’avvenimento che pose fine alla loro vita: il Gran Premio delle Nazioni 1973.

Al terzo appuntamento di questa drammatica stagione del motomondiale, Saarinen arriva come sempre in sella alla sua Yamaha, con il costruttore nipponico che ha deciso di puntare sul finlandese in classe 500, mentre Pasolini è fresco di ingaggio con la Harley Davidson dopo aver divorziato con la Benelli.

La gara e la tragedia

Allo start, che avveniva con la partenza a spinta, Pasolini parte subito forte, mentre Saarinen perde qualche posizione.
Il romagnolo è già stanchissimo, vista la bella battaglia con Agostini avvenuta poco prima in 350, ed all’ingresso del curvone succede il finimondo: Pasolini si schianta contro il guard-rail a bordo pista, vista la totale assenza di vie di fuga e perde la conoscenza, rimanendo sull’asfalto.
La sua moto però, non rimane ferma e, dopo aver colpito violentemente la recinzione metallica, “rimbalza” di nuovo in pista, falciando diversi piloti che stavano sopraggiungendo. A quei tempi, le 500 affrontavano l’entrata nel curvone a circa 200 chilometri orari, ed il primo pilota ad essere centrato in pieno dalla moto è proprio il finlandese Saarinen che, prova subito a rialzarsi da terra ma, per uno strano scherzo del destino, viene travolto da un’altra moto, perdendo la vita.
Anche diversi altri piloti vengono atterrati dalla moto di Pasolini, tra cui Walter Villa e il giapponese Hideo Kanaya, che risultano essere i più malridotti. Addirittura l’italiano Walter Villa rimarrà in coma per qualche ora, prima di riprendere completamente conoscenza ed aiutare tutti nella ricostruzione dei fatti.

A causa dell’olio caldissimo e della benzina fuoriuscita nell’impatto, la moto di Pasolini si incendia, dando fuoco anche alle balle di fieno poste a protezione dei guard-rail. La nuvola di fumo che si alza, viene chiaramente notata dai box, allarmando tutti. “Quando ho finito il primo giro – racconta l’ex pilota Roberto Gallina – non mi sono fermato ai box, volevo vedere cosa stava succedendo, anche se avevo capito che qualcosa non andava. Il percorso si era chiuso a causa delle balle di paglia che erano saltate in mezzo alla strada e stavano bruciando. Più avanti c’erano tanti piloti stesi a terra e quelli che non erano caduti percorrevano il circuito al contrario per tornare ai box o scappavano a piedi”.

Ancora non si conoscono con certezza i motivi della caduta di Pasolini. Qualcuno sostiene che sia stato a causa di una pozza d’olio in pista, qualcuno dice che c’è stato un grippaggio del motore che ha portato al bloccaggio la ruota posteriore, qualcun’altro dice che Pasolini è caduto semplicemente a causa dell’alta velocità.

Questo non lo sapremo mai, da quel lontano 20 maggio 1973, è finita la parabola di Pasolini e Saarinen ed è iniziata la loro leggenda.

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