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Dakar 2016: Stéphane Peterhansel, un trionfo non annunciato

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Stéphane Peterhansel, al dodicesimo trionfo nella Dakar

La Dakar 2016 è stata una lotta in famiglia tutta interna alla Peugeot, con Rémi Famin che ha dovuto gestire un vero e proprio squadrone, formato da Sébastien Loeb, Carlos Sainz e Stéphane Peterhansel. Si pensava che il 9 volte Campione del mondo rally potesse giungere al facile successo nella maratona nel deserto, dopo la partenza a razzo nelle tappe iniziali. Il duello tra i due francesi, però, ha fatto venire fuori alla distanza Stéphane Peterhansel, che ha colto la sua dodicesima affermazione nella corsa più dura dell’anno.

L’affermazione di Peterhansel, seguito da Nasser Al-Attiyah, ha detto una cosa importante: la Dakar è una corsa a sé e, per quanto i piloti di rally “tradizionali” possano essere attrezzati per affrontare le prove speciali, occorre una notevole preparazione fisica e tecnica per affrontare questa massacrante corsa a tappe. Ne sanno qualcosa, oltre a Loeb, Mirkko Hirvonen e Carlos Sainz, entrambi trovatisi in difficoltà e vittima di incidenti che ne hanno compromesso le gare, con Loeb che ha persino rischiato grosso con il cappottamento della sua 2008 DKR. Fa eccezione a questa regola Nasser Al-Attiyah, che l’anno scorso è stato capace di imporsi e quest’anno, approfittando dei guai capitati ai due alfieri del team Peugeot Sainz e Loeb, ha guadagnato la seconda posizione, sebbene lontanissimo da Peterhansel.

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L’incidente di Sebastien Loeb

Ma c’è un’altra cosa che ha detto questa Dakar: il valore del gioco di squadra. Infatti, il team Peugeot 2008 DKR aveva a disposizione una vera e propria corazzata, candidata alla facile tripletta. Rimaneva da stabilire chi, tra Peterhansel, Loeb e Sainz, l’avesse spuntata. La prima metà di gara ha dato ai tre piloti carta completamente bianca, con i due francesi che sembravano prevalere su Sainz, ma alla fine il cappottamento del 9 volte iridato rally e i guai di Peterhansel hanno fato capire che, forse, la strategia da adottare era diversa, improntata al gioco di squadra. E così, dopo i guai patiti da Carlos Sainz, si è pensato bene di proteggere la gara di Stéphane Peterhansel, che ormai aveva guadagnato un margine irrecuperabile per Al-Attiyah, primo degli inseguitori.

Il capitolo Mini può considerarsi una storia da dimenticare, considerato anche che il secondo posto di Nasser Al-Attiyah è arrivato solo grazie al duplice forfait di Carlos Sainz e Sébastien Loeb, altrimenti anche la loro Dakar sarebbe stata al di sotto delle aspettative, sebbene la squadra che ha vinto il trofeo nel 2015 si è dimostrata molto compatta sul piano delle prestazioni. Stesso discorso vale per le Toyota Hilux, che non sono state in grado di pungere e impensierire l’armata Peugeot, mettendo così in ombra due grandi protagonisti della Dakar 2015 come Al-Attiyah e De Villiers.

Le Peugeot, appunto. Con Stéphane Peterhansel che è stato in grado di sovvertire i pronostici della vigilia, che erano improntati a una facile passerella per Loeb, ma il già 11 volte vincitore della Dakar era ben intenzionato a non mollare l’osso e a eguagliare i suoi trionfi in auto con quelli in moto. Così, ha fatto valere tutta la sua esperienza in questo genere di gare, di grande resistenza, in cui è stata la variabilità del tracciato a farla da padrona. Proprio questo è stato il punto di forza di Peterhansel, la notevole resistenza fisica e la capacità di adattarsi a qualsiasi condizione di terreno. La corsa sudamericana è un po’ diversa per caratteristiche rispetto alla originaria traversata nel deserto del Sahara e, forse, vien da dire che in fin dei conti solo uno che è stato capace di vincere più volte la traversata nel deserto africano e garantire una costanza di rendimento pressoché unica (le sue 12 vittorie sono infatti spalmate nell’arco di 26 anni) è in grado di sapere quali saranno i punti deboli dei propri avversari, in particolare lo stesso Loeb, e colpirli al momento opportuno. Ed ecco come quello che appariva come un risultato quasi a sorpresa è diventato una sfavillante realtà, con il gruppo PSA che, dopo WTCC e WRC, centra un altro obiettivo, con la certezza di aver ottenuto il successo con quello che indiscutibilmente è il miglior pilota in questa gara. E i successi di Loeb non sono lontani da venire.