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Ecco come funzionano i nuovi motori delle Formula 1

Un esploso della power unit Renault
Un esploso della power unit Renault

Nell’era in cui l’aspetto principale di una vettura è l’efficienza, anche la Formula 1 si è dovuta portare al passo con i tempi.
Siamo arrivati nell’era dei tre propulsori: uno endotermico 1.6 V6 e due elettrici, uno azionato dall’energia cinetica raccolta in frenata e l’altro dal calore del turbo. Le due unità che compongono il sistema elettrico di ausilio al motore termico prendono il nome di ERS: Energy Recovery System. I più smaliziati possono già intuire come questo sia parente stretto di quel KERS – il recupero di energia cinetica – che da alcuni anni fa parte dell’equipaggiamento tecnico di una Formula 1. Per essere ancora più precisi, i due motori si chiamano MGU-H (Motor Generator Unit – Heat), che funziona con il recupero dell’energia tecnica dei gas di scarico e MGU-K (Motor Generator Unit – Heat), che funziona con il recupero dell’energia cinetica eccedente dalle ruote motrici.
L’energia recuperata da questi due motori elettrici viene accumulata in un pacco batterie, fino ad un massimo di 2MJ per giro, e può essere utilizzata durante il giro in modo tale da poter, mediante la trazione che arriva dai motori elettrici, risparmiare una notevole quantità di carburante.
Inoltre, per combattere il più grande problema dei motori turbo, che è il ritardo di risposta, l’energia recuperata dall’MGU-H viene restituitA alla girante del turbo, in modo da avere un’erogazione più lineare, a tutto vantaggio dei consumi.
E proprio su questo punto si concentrano gli studi dei motoristi: consumare al massimo 100 kg di carburante per percorrere l’intera distanza di gara. Inoltre, c’è da ricordare che questi nuovi motori forniscono una coppia quasi doppia rispetto ai motori dello scorso anno, quindi la durata dei pneumatici tende a diminuire: starà nell’abilità del pilota riuscire a far durare quasti pneumatici il più a lungo possibile.