Benzina e diesel, Salvini ci va giù durissimo: ‘follia ideologica’ I Il Governo si oppone, tutto ancora in gioco
I modi e i tempi previsti per raggiungere l’obiettivo della transizione ecologica, secondo il leader della Lega e Ministro, potrebbero non funzionare.
Il salto nel vuoto che hanno dovuto fare costruttori automobilistici e cittadini europei, conseguenza di quello che è stato più volte definito come l’obiettivo ultimo di una transizione ecologica della mobilità, sembra essere ancora in atto a discapito degli stessi in attesa che il futuro si compia.
E a ribadire la sua idea su tutto questo, dimostrando un’inconfutabile linea di coerenza sull’argomento è lo stesso Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, che da sempre si batte per un modello di transizione ecologica più adeguato alle esigenze dei cittadini italiani e europei.
E ancora una volta il Ministro ci va giù durissimo, affermando in numerose apparizioni nei media o attraverso le sue dichiarazioni alla stampa, il suo pensiero sull’obiettivo prefissato al 2035 dalla Commissione Europea relativo alla transizione ecologica e cioè lo stop alla produzione dei motori endotermici.
Dire addio per sempre ai tradizionali motori a diesel e benzina, è per il Ministro Matteo Salvini una “follia ideologica senza senso“, una dichiarazione, durante l’inaugurazione del Salone dell’Auto di Torino, che contiene in sé tutto lo spirito scettico del leader leghista nei confronti della transizione ecologica, così come concepita dalla politica comunitaria.
Stop ai motori a benzina e diesel: l’idea del Ministro Matteo Salvini
Un’idea che sembra essere comune a tutto il Governo italiano comunque, quella di affrontare questa transizione della mobilità in maniera per così dire meno radicale, senza troppe conseguenze su cittadini, produttori ed economia. L’urgenza di ridurre inquinamento e emissioni è reale, ma sono i modi e i tempi, secondo il Ministro Salvini e il Governo ad essere troppo frettolosi e radicali.
Un atteggiamento del genere potrebbe condurre su strade rischiose per tutto l’indotto economico che la stessa industria automotive del Vecchio Continente si porta dietro, pensiamo per esempio al caso della Volkswagen in Germania. Per non parlare di quello che si troverebbero ad affrontare i cittadini.
Ridefinire tempi e modi per non cadere in una “follia ideologica”
L’idea è quella di rallentare il passo, magari riformulare l’obiettivo e i suoi tempi, dare spazio anche ad altre alternative di pari passo all’auto elettrica. Più tempo potrebbe aiutare anche i costruttori e tutti i produttori a ridefinire i propri piani industriali senza perdere chissà quanti investimenti, chiudere fabbriche e licenziare forza lavoro.
È fissato al 2026, un altro incontro tra gli stati membri dell’UE per fare il punto della situazione sull’obiettivo transizione del 2035, ma il Governo italiano e i suoi Ministri hanno dichiarato di voler anticipare questo appuntamento almeno di un anno, al 2025 e mettersi intorno ad un tavolo per rivedere forse piani e obiettivi, con la speranza di farne uscire qualcosa di buono per industria e cittadini.